La pratica del “caffè sospeso” approda nel vending

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La pratica del “caffè sospeso” approda nel vending

12-03-2014 – La pratica del “caffè sospeso“, antica tradizione napoletana tornata in auge negli ultimi anni, si è diffusa a macchia d’olio ben oltre i confini nazionali, coinvolgendo anche altri prodotti come è accaduto in Bosnia per il “pane sospeso”.
Complice sicuramente la crisi, questo gesto di solidarietà discreto, che una volta aveva lo scopo di regalare un sorriso a chi non poteva permettersi un caffè al bar, assume oggi un significato diverso e più vicino alla difficile situazione economica del nostro tempo. La solidarietà non è, però, semplicemente un atto di carità, quanto piuttosto un atteggiamento, un modo di pensare e di agire che si può esprimere in molteplici occasioni.
La sensibilità di un piccolo gestore friulano (ma con una grande storia nella distribuzione automatica), Gianni Orzan, dimostra che anche il vending, nonostante il particolare “sistema di incasso”, può dare il suo contributo alla pratica del caffè sospeso.
L’idea è nata quando il suo addetto al caricamento di un distributore automatico posizionato in un supermercato A&O di Gorizia aveva preso l’abitudine di offrire una bibita calda a chi, fuori del supermercato, chiedeva un piccolo aiuto ai frequentatori del negozio.
Quando un giorno il proprietario del supermercato decise di mettere all’ingresso un cestino con l’invito ai suoi clienti di donare qualcosa alla Caritas, al signor Orzan venne l’idea di introdurre la pratica del caffè sospeso anche ai clienti della sua macchinetta.
Chi prende un caffè al distributore può lasciare alla cassa del supermercato 50 centesimi per un caffè sospeso, che il proprietario del supermercato destina a sua discrezione ai più bisognosi.
Un gesto semplice che potrebbe diventare un esempio anche per altre compagnie di gestione.

caffè sospeso

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