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Assemblea del Comitato Italiano del Caffè: mercato e scenari critici al centro del settore

Si è svolta il 27 e 28 novembre 2025 a Palazzo Pucci, Firenze, l’Assemblea del Comitato Italiano del Caffè di Unione Italiana Food, che ha riunito le principali aziende del settore per due giornate di confronto sui trend del mercato, sulle normative europee e sulle dinamiche globali che influenzano la filiera.
Al centro dei lavori sono stati approfonditi il Regolamento imballaggi PPWR, il Regolamento europeo sulla deforestazione EUDR, il quadro sui contaminanti e pesticidi, la crisi delle materie prime, l’andamento dei prezzi e le strategie di sostenibilità richieste dall’Europa. Nel 2024 l’Italia ha prodotto oltre 430 mila tonnellate di caffè tostato e solubile, collocandosi come secondo produttore di tostato nell’UE e quinto per il solubile, grazie alle 1.000 torrefazioni attive sul territorio che generano un fatturato di 5 miliardi di euro.
Il programma dell’Assemblea ha incluso anche un convegno tecnico con Areté dedicato all’analisi dell’andamento della materia prima. I consumi in Italia confermano il valore culturale del caffè: nel 2024 sono state consumate 280 mila tonnellate, pari a 4,8 kg pro capite e 792 tazzine l’anno, con il 72% dei consumi registrato in ambito domestico.
Il mercato ha visto la crescita del monoporzionato (+13%) e un calo del macinato (-6%), pur restando la scelta principale; seguono i grani (8%) e il solubile (4%).
Sul fronte dell’import-export, nel 2024 l’Italia ha importato 655 mila tonnellate di caffè, principalmente da Brasile e Vietnam, con due terzi di Arabica e un terzo di Robusta; le esportazioni hanno raggiunto 300 mila tonnellate, dirette soprattutto verso Germania, Francia e Polonia per il tostato, e verso Francia, Filippine e Bulgaria per il solubile.

Il Comitato, parte di Unionfood, rappresenta oltre l’80% del mercato nazionale con più di 65 aziende del comparto, ed è presieduto da Giuseppe Lavazza.
Nel suo intervento, Giuseppe Lavazza ha sottolineato le criticità che minacciano il settore: riduzione dei raccolti nei Paesi produttori, attività speculativa dovuta al calo degli stock europei, difficoltà logistiche come l’impraticabilità del canale di Suez, rischio di dazi elevati da parte degli USA e un quadro normativo europeo incerto legato al Green Deal. Tutti questi elementi hanno generato un aumento record dei prezzi delle varietà Arabica e Robusta, aggravando i costi di approvvigionamento e riducendo i margini delle imprese.
La filiera sta registrando una diminuzione trasversale dei consumi dovuta all’adattamento dei comportamenti d’acquisto, mentre le prospettive dei prossimi mesi restano caratterizzate da prezzi elevati e forte incertezza. Le aziende italiane del comparto stanno tuttavia lavorando con responsabilità per mantenere continuità produttiva e qualità del servizio in un contesto particolarmente complesso.

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