Crescono le tensioni nel mercato mondiale del caffè. Negli Stati Uniti, la combinazione tra dazi commerciali e carenza di scorte sta spingendo l’amministrazione Trump a rivedere la propria strategia sulle importazioni di questa materia prima.
Dopo mesi di difficoltà nel rifornimento e un’impennata dei prezzi, Washington ha annunciato la rimozione dei dazi sul caffè proveniente dal Vietnam. Una mossa che, più che un’apertura diplomatica, sembra una risposta urgente a una crisi di approvvigionamento che rischiava di pesare molto sull’industria americana del caffè.

L’esenzione dai dazi per il caffè vietnamita offre a Washington una valvola di sfogo immediata. Il Vietnam, secondo produttore mondiale dopo il Brasile, dispone di grandi quantità di robusta, una varietà più economica ma sempre più apprezzata anche nei mercati occidentali.
Questi sviluppi non resteranno confinati oltre oceano. Le tensioni tra i principali esportatori e i mutamenti nelle rotte commerciali potrebbero influenzare anche il costo del caffè verde in Europa.
Per il mercato del caffè, ciò significa dover affrontare un contesto di maggiore volatilità dei prezzi e di possibile riorientamento delle origini del prodotto. Allo stesso tempo, potrebbero aprirsi spazi per nuove miscele e soluzioni alternative, capaci di rispondere a un consumatore sempre più attento al rapporto qualità-prezzo.
La mossa di Trump potrebbe segnare l’inizio di una nuova geografia del caffè mondiale: meno dipendente da un singolo paese produttore e più diversificata, ma anche più sensibile alle decisioni politiche. Per gli operatori europei, e in particolare per chi lavora nel mondo del caffè è il momento di osservare con attenzione i nuovi equilibri: da questi aggiustamenti potrebbe nascere tanto una sfida quanto un’opportunità di riposizionamento sul mercato.