Home Attualità Estero Giappone: DyDo spoglia il vending con HAKU, il distributore dal design invisibile

Giappone: DyDo spoglia il vending con HAKU, il distributore dal design invisibile

Sta facendo discutere in Giappone l’ultima trovata di DyDo Drinco, uno dei principali player nel settore del vending e delle bevande. L’azienda ha presentato HAKU, un distributore automatico “completamente bianco” e privo di qualsiasi elemento visivo riconducibile a un marchio: niente loghi, pulsanti, fessure per le monete o display statici. Solo una superficie liscia e luminosa che si trasforma all’occorrenza in uno schermo interattivo.
L’esperimento, condotto nella Toyota Woven City, la città-laboratorio del gruppo Toyota dedicata alla sperimentazione tecnologica, mira a ripensare radicalmente il ruolo del vending nel paesaggio urbano. “Haku”, che in giapponese significa “bianco puro”, è pensato per armonizzarsi con l’ambiente: il pannello frontale può visualizzare texture di legno in un sito storico o colori accesi in un’area commerciale, adattandosi al contesto e alle emozioni del momento. Le bevande si acquistano tramite QR code e pagamento digitale; il contante è completamente escluso.
Secondo DyDo, l’obiettivo non è solo estetico ma esperienziale: creare spazi che “invitino naturalmente le persone a fermarsi”. Il distributore, da semplice punto di vendita, diventa elemento d’arredo urbano, parte integrante della vita di comunità, e veicolo di relazione. In una nazione come il Giappone, dove esiste un distributore ogni 23 abitanti, distinguersi non significa più “farsi notare”, ma essere coerenti con l’ambiente.
DyDo, che in passato aveva già sperimentato distributori “inversi” (con le informazioni nutrizionali in primo piano) o con servizi di noleggio gratuito di ombrelli, continua così la sua strategia di marketing sperimentale, incentrata su valore d’uso, impatto emotivo e comportamento del consumatore.

Dal punto di vista del marketing esperienziale, HAKU rappresenta una mossa audace. In un mercato iper-saturo come quello giapponese, DyDo non compete sul prodotto – una bibita resta una bibita – ma sulla narrazione del punto vendita.
“Sbrandizzare” un distributore in realtà lo rende più forte come brand statement: comunica rispetto per il contesto, attenzione al design, e volontà di innovare. È anche una risposta alla crescente sensibilità verso il decoro urbano: i distributori colorati o rumorosi vengono talvolta percepiti come intrusivi, soprattutto nei siti storici.
HAKU, invece, propone un’estetica neutra e modulabile, aprendo un nuovo filone di vending discreto, capace di integrarsi senza disturbare.

Per DyDo, l’operazione serve a raccogliere dati reali su utilizzo, percezione e preferenze dei residenti, da tradurre in insight per futuri modelli di business. Un passo che conferma l’evoluzione del vending da canale distributivo a ecosistema di interazione e design esperienziale. Se i test avranno successo, HAKU potrebbe diventare non solo un nuovo standard estetico, ma un simbolo del vending “gentile”: invisibile, intelligente, e perfettamente integrato nel tessuto urbano.

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