Sta facendo discutere in Giappone l’ultima trovata di DyDo Drinco, uno dei principali player nel settore del vending e delle bevande. L’azienda ha presentato HAKU, un distributore automatico “completamente bianco” e privo di qualsiasi elemento visivo riconducibile a un marchio: niente loghi, pulsanti, fessure per le monete o display statici. Solo una superficie liscia e luminosa che si trasforma all’occorrenza in uno schermo interattivo.
L’esperimento, condotto nella Toyota Woven City, la città-laboratorio del gruppo Toyota dedicata alla sperimentazione tecnologica, mira a ripensare radicalmente il ruolo del vending nel paesaggio urbano. “Haku”, che in giapponese significa “bianco puro”, è pensato per armonizzarsi con l’ambiente: il pannello frontale può visualizzare texture di legno in un sito storico o colori accesi in un’area commerciale, adattandosi al contesto e alle emozioni del momento. Le bevande si acquistano tramite QR code e pagamento digitale; il contante è completamente escluso.
DyDo, che in passato aveva già sperimentato distributori “inversi” (con le informazioni nutrizionali in primo piano) o con servizi di noleggio gratuito di ombrelli, continua così la sua strategia di marketing sperimentale, incentrata su valore d’uso, impatto emotivo e comportamento del consumatore.
Dal punto di vista del marketing esperienziale, HAKU rappresenta una mossa audace. In un mercato iper-saturo come quello giapponese, DyDo non compete sul prodotto – una bibita resta una bibita – ma sulla narrazione del punto vendita.
“Sbrandizzare” un distributore in realtà lo rende più forte come brand statement: comunica rispetto per il contesto, attenzione al design, e volontà di innovare. È anche una risposta alla crescente sensibilità verso il decoro urbano: i distributori colorati o rumorosi vengono talvolta percepiti come intrusivi, soprattutto nei siti storici.
HAKU, invece, propone un’estetica neutra e modulabile, aprendo un nuovo filone di vending discreto, capace di integrarsi senza disturbare.
Per DyDo, l’operazione serve a raccogliere dati reali su utilizzo, percezione e preferenze dei residenti, da tradurre in insight per futuri modelli di business. Un passo che conferma l’evoluzione del vending da canale distributivo a ecosistema di interazione e design esperienziale. Se i test avranno successo, HAKU potrebbe diventare non solo un nuovo standard estetico, ma un simbolo del vending “gentile”: invisibile, intelligente, e perfettamente integrato nel tessuto urbano.