Home Attualità Italia Solo l’1% dei distributori offre frutta: la risposta degli operatori del vending

Solo l’1% dei distributori offre frutta: la risposta degli operatori del vending

Stop ai distributori automatici nelle scuole pieni di cibi spazzatura, più cibo a km 0 nelle mense, una strategia nazionale contro l’obesità infantile, un patto con le famiglie e un solido programma di educazione alimentare nelle classi.

Sono i cinque punti del Manifesto di Udine per l’Educazione Alimentare nelle Scuole presentato da Coldiretti nel corso dell’evento su “Cibo naturale: un patrimonio da difendere” organizzato al Villaggio contadino nel centro friulano.

Il dato che emerge dall’indagine Coldiretti/Ixè – solo l’1% dei distributori automatici installati nelle scuole offre frutta fresca – non stupisce gli operatori del settore. Dietro questo numero c’è una realtà operativa che racconta una storia diversa da quella che emerge dal Manifesto.


Abbiamo chiesto ad alcuni operatori del Vending un parere
su quanto emerso dall’indagine e sulle proposte di Coldiretti


Da anni proviamo a inserire frutta fresca, yogurt e prodotti salutari nelle nostre macchine“, spiegano i gestori del vending scolastico. “Il problema non è la disponibilità dell’offerta, ma la domanda inesistente. I ragazzi semplicemente non li comprano, e noi siamo costretti a buttare grandi quantità di prodotti scaduti ogni settimana“.

L’indagine Coldiretti rivela che il 40% degli studenti italiani fa merenda abitualmente ai distributori automatici, scegliendo nel 77% dei casi snack dolci e nel 76% prodotti salati. Ma cosa succederebbe se improvvisamente, come chiede il Manifesto di Udine, tutti i distributori offrissero solo frutta e yogurt?
La realtà dei gestori racconta una verità scomoda: “Abbiamo provato per anni a proporre alternative salutari. Mele, banane, spremute fresche, yogurt biologici. Il risultato? Perdite economiche insostenibili e sprechi alimentari enormi“, confida un operatore del settore con vent’anni di esperienza.

Il problema della shelf life è cruciale: mentre uno snack confezionato può rimanere in macchina per mesi, la frutta fresca ha una durata di pochi giorni. “Con un tasso di rotazione bassissimo, è matematicamente impossibile mantenere un’offerta di prodotti freschi senza andare in perdita“, spiegano dal settore.
Vincenzo Gesmundo di Coldiretti dichiara che “il cibo ultra-formulato sta minacciando il futuro dei nostri giovani“, ma gli operatori del vending pongono una domanda scomoda: se un ragazzo non è abituato a fare colazione con frutta fresca a casa, perché dovrebbe sceglierla a scuola?

Il cambiamento deve partire dalla famiglia“, sostengono i gestori. “Non puoi pretendere che un distributore automatico educhi alimentarmente un ragazzo se a casa trova brioche e merendine per colazione. La responsabilità non può ricadere solo su di noi“.

L’indagine fotografa un paradosso: le famiglie spendono oltre 80 euro al mese per le mense scolastiche e solo il 32% è soddisfatto del servizio, ma poi i figli scelgono autonomamente prodotti poco salutari ai distributori automatici.

Siamo un settore che risponde alla domanda“, spiegano gli operatori. “Se i ragazzi chiedessero frutta, noi la metteremmo. Ma la realtà è che preferiscono snack e bevande dolci perché quello è il loro gusto educato a casa“.

Il settore del vending scolastico non si oppone al cambiamento, ma chiede realismo: “Prima di vietare i distributori attuali, lavoriamo insieme per educare davvero le famiglie. Organizziamo campagne educative congiunte, coinvolgiamo i genitori, spieghiamo l’importanza di una colazione sana a casa“.

Gli operatori propongono un approccio graduale: “Iniziamo con incentivi per i prodotti salutari, sconti sulla frutta, promozioni educative. Ma non pensiamo che cambiare l’offerta dei distributori automaticamente cambierà le abitudini alimentari dei ragazzi“.

Il Manifesto di Udine solleva questioni importanti, ma la soluzione potrebbe essere più complessa di quanto sembri. Come conclude un gestore: “Non siamo noi il problema, siamo parte di una soluzione che deve coinvolgere famiglia, scuola e società. Il vending può cambiare, ma solo se cambia prima l’educazione alimentare domestica”.


La discussione è aperta: il settore del vending è pronto
al dialogo per trovare soluzioni sostenibili ed efficaci.

5/5 (1)

Lascia una valutazione

Condividi su:

Exit mobile version