
La crisi della Crik Crok, marchio di proprietà della Ica Food, di Pomezia ha raggiunto il punto di non ritorno. La storica fabbrica di patatine e snack salati, simbolo dell’industria alimentare italiana dal 1949, ha presentato il secondo concordato preventivo per evitare il fallimento, lasciando 96 lavoratori in una situazione drammatica: senza stipendi da mesi e con la cassa integrazione straordinaria mai erogata.
Fondata nel 1949 da Carlo Finestauri, Crik Crok negli anni è diventato un marchio iconico del settore degli snack in Italia. Fino a pochi anni fa l’azienda contava 156 dipendenti ed era presente in 25 mercati stranieri. L’azienda ha attraversato diverse fasi proprietarie: nel 1987 entrò a far parte della multinazionale inglese United Biscuits, per poi tornare nel 1996 alla famiglia Finestauri. La crisi attuale affonda le radici in un decennio di difficoltà. Infatti, già circa dieci anni fa, l’azienda versava in condizioni critiche, tanto da richiedere un primo concordato nel 2015.
Nel 2017, quando la Crik Crok era sull’orlo del collasso, Francesca Ossani, ex comproprietaria dell’hotel Aldrovandi Villa Borghese di Roma, acquisì il controllo attraverso la sua AT Srl. Il Tribunale di Velletri omologò il concordato preventivo nel maggio 2019, aprendo la strada a un ambizioso piano di rilancio. L’azienda raggiunse un fatturato di circa 41 milioni di euro, con 154 dipendenti, 50 depositi in Italia e 500 agenti, rifornendo 50mila punti vendita. Nonostante gli sforzi e la celebrazione dei 70 anni nel 2019, i risultati non arrivarono.
Nel luglio 2023, Ligea entrò come socio di maggioranza nel capitale di Crik Crok, mentre Francesca Ossani mantenne una quota del 30%. Il nuovo piano industriale puntava su un notevole potenziamento di stabilimento e produzione, con Natale Lia come amministratore delegato. Tuttavia, il nuovo piano industriale non ha portato i risultati sperati. Parallelamente, nell’autunno 2023, l’imprenditore Antonio Scaramuzzino investì 3 milioni di euro in un’operazione di salvataggio, ma anche questo tentativo non riuscì a raddrizzare i conti.
Oggi la situazione è davvero critica. La produzione è ridotta al minimo, le giornate lavorative sono sempre più rare e la cassa integrazione straordinaria non è ancora stata pagata. Oltre un centinaio di lavoratori sono rimasti senza reddito, e la situazione è così grave che i sindacati parlano apertamente di emergenza sociale sul territorio di Pomezia. I sindacati Fai Cisl, Flai Cgil e Uila chiedono interventi urgenti per il pagamento della cassa integrazione e degli stipendi arretrati.
Il Tribunale di Velletri sta valutando la richiesta del secondo concordato, che potrebbe aprire la strada anche a un cambio di proprietà come estrema soluzione per garantire continuità produttiva. Secondo indiscrezioni, un importante gruppo imprenditoriale sarebbe interessato a rilevare il sito produttivo alle porte di Roma, ma finora non ci sono state conferme. Per i sindacati, “il rischio non è solo la perdita di posti di lavoro: in discussione c’è la sopravvivenza stessa di una realtà produttiva con un grande valore industriale e sociale per il territorio“.
Le prossime settimane diranno se il celebre sacchetto rosso Crik Crok potrà ancora essere prodotto in Italia o diventerà un ricordo del passato.