Dopo averlo annunciato come probabilità, l’Unione Europea ha ufficializzato il rinvio dell’applicazione del Regolamento (EU) 2023/1115, la EUDR che vieta la commercializzazione di materie prime legate a deforestazione. Il regolamento impone la tracciabilità totale per prodotti come cacao, caffè, soia, olio di palma, carne bovina, legno e gomma, che potranno essere venduti nell’UE solo se provenienti da aree non deforestate.
La nuova data di entrata in vigore è il 30 dicembre 2025 per grandi imprese e trader, mentre micro e piccole imprese (SME) avranno tempo fino al 30 giugno 2026.
Il rinvio, deciso dopo mesi di confronto tra istituzioni europee, governi e imprese, risponde alle difficoltà segnalate da diversi attori delle filiere globali, soprattutto nei paesi produttori. Molti operatori – da Mondelez a Nestlé, fino a numerose associazioni di categoria – avevano chiesto più tempo per adeguare i sistemi di tracciabilità e certificazione, in particolare per le piccole cooperative agricole e per gli importatori che acquistano materie prime da centinaia di microfornitori.
Nel settore del caffè, la proroga avrà effetti diretti sulla catena di approvvigionamento che parte dai paesi produttori di Sudamerica, Asia e Africa. Qui i piccoli coltivatori vendono il caffè verde a intermediari locali e a esportatori che lo commercializzano nei mercati internazionali. Il crudo viene poi acquistato dagli importatori europei, che lo rivendono ai torrefattori, responsabili della tostatura e della distribuzione verso i diversi canali di consumo, tra cui bar, ristorazione e vending.
Solo le torrefazioni di grandi dimensioni gestiscono direttamente l’importazione del verde e saranno quindi tra i soggetti più esposti ai nuovi obblighi di due diligence e geolocalizzazione delle coltivazioni.
Le associazioni di torrefattori accolgono con favore il rinvio, considerandolo un tempo tecnico necessario per predisporre le piattaforme digitali di tracciamento e per dialogare con i produttori esteri. Tuttavia, non mancano le preoccupazioni: le filiere del caffè, spesso complesse e frammentate, richiederanno investimenti significativi in tecnologia, formazione e certificazioni.
Gli osservatori del mercato sottolineano che il rinvio non va inteso come una sospensione, ma come una finestra di adattamento. L’obiettivo resta lo stesso: garantire che il caffè che arriva nelle tazze europee sia davvero “deforestation-free”.



















