Barry Callebaut chiude definitivamente Verbania: fine di un secolo di cioccolato

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Barry Callebaut chiude definitivamente Verbania: fine di un secolo di cioccolato

Si è definitivamente conclusa una storia industriale lunga oltre cento anni. La multinazionale svizzera Barry Callebaut ha ufficialmente chiuso lo stabilimento di Intra, frazione di Verbania, lasciando a casa 115 lavoratori tra dipendenti diretti e somministrati, più un indotto stimato di circa 150 persone. Una decisione che segna la fine di un pezzo importante della tradizione dolciaria italiana ed avrà ripercussioni anche sul settore della distribuzione automatica.

Lo stabilimento piemontese, attivo dal 1920 prima sotto l’egida di Nestlé e poi acquisito da Barry Callebaut negli ultimi trent’anni, rappresentava uno dei pochi siti industriali rimasti nel panorama produttivo di Verbania. La chiusura era stata annunciata a sorpresa nel settembre 2024, con una lettera inviata ai dipendenti che aveva colto di sorpresa sindacati e istituzioni locali. “Una bomba piovuta dal cielo senza alcun tipo di preavviso”, aveva commentato Andrea Guagliardo della Fai-Cisl Piemonte Orientale.

Le motivazioni addotte dal gruppo svizzero per giustificare la chiusura sono state la “limitata redditività futura e complessità logistica del sito“. Barry Callebaut, che concentra i propri investimenti negli stabilimenti di Perugia e Chieti oltre alle fabbriche europee in Belgio, Inghilterra, Spagna, Serbia, Germania e Francia, ha sostenuto che l’Italia rimane “chiaramente una priorità assoluta” nonostante la dismissione del sito piemontese.

I tentativi di salvare lo stabilimento si sono protratti per mesi, con tavoli di crisi a livello ministeriale e regionale. Il MIMIT aveva ottenuto dall’azienda la disponibilità a mantenere invariati i livelli di produzione fino al 31 marzo 2025, per poi diminuirli gradualmente fino al 30 giugno, nella speranza di trovare un acquirente. La società si era detta disponibile a prolungare i tempi fino al 31 agosto in caso di potenziale compratore, ma nessuna soluzione alternativa è emersa dai tavoli di reindustrializzazione.

La chiusura dello stabilimento di Verbania assume particolare rilevanza per il settore della distribuzione automatica italiana. Barry Callebaut è infatti uno dei principali fornitori globali per il segmento vending & beverage, con una divisione specializzata nella produzione di cioccolato altamente solubile, cappuccino e altre polveri per distributori automatici. Il gruppo aveva rafforzato significativamente questa attività nel 2015 con l’acquisizione del business vending bevande di FrieslandCampina Kievit, aggiungendo circa 20.000 tonnellate di volume di vendite e 55 milioni di franchi svizzeri di fatturato aggiuntivo.
Con due stabilimenti produttivi in Svezia e Regno Unito, la divisione Beverage di Barry Callebaut è considerata uno dei principali attori nel settore vending in Europa. I marchi Van Houten, Caprimo, Le Royal e Bensdorp riforniscono migliaia di distributori automatici in tutto il continente, offrendo l’intera gamma di prodotti solubili caldi per il canale della distribuzione automatica.

La perdita dello stabilimento di Verbania, seppur non direttamente coinvolto nella produzione per il vending, rappresenta comunque un segnale di razionalizzazione della presenza produttiva di Barry Callebaut in Italia. Il gruppo continuerà a servire il mercato italiano attraverso gli altri siti europei e gli stabilimenti di Perugia e Chieti, ma la chiusura evidenzia le pressioni competitive che interessano anche i fornitori del settore della distribuzione automatica.

L’accordo raggiunto il 7 febbraio sui licenziamenti collettivi ha garantito ai lavoratori le migliori condizioni possibili in termini di ammortizzatori sociali, ma non è riuscito a salvare un pezzo di storia industriale che, dalla produzione di malto e birra dell’800 alla moderna industria dolciaria, aveva attraversato più di un secolo di trasformazioni tecnologiche e di mercato.

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