10-07-2015 – Secondo una ricerca commissionata da Aqua Italia, l’associazione delle aziende costruttrici e produttrici di impianti per il trattamento delle acque primarie, e condotta da CRA (Customized Research & Analysis) agli italiani le Case dell’Acqua piacciono, anche nei casi – la maggioranza –  in cui l’erogazione non è gratuita.
Dato il costo irrisorio (mediamente 5 centesimi al litro) la propensione ad usare le casette è in crescita, soprattutto tra la popolazione giovane. Ad oggi si stima in 1.300 il numero degli impianti installati, ma la previsione è di un rapido aumento, visto che in 5 anni il loro numero è sestuplicato.
Dai 213 impianti del 2010, anno che può considerarsi d’esordio, si è arrivati agli attuali 1.300 con una maggiore diffusione nei piccoli centri piuttosto che nelle grandi città come dimostrano i dati della ricerca: l’uso delle Casette dell’Acqua è maggiore tra gli abitanti di piccoli comuni (53,1%), percentuale che diminuisce col crescere delle dimensioni del comune fino ad arrivare al 35,4% dei comuni sopra i 100.000 abitanti.  Va detto, però, che la Capitale sta dando un buon esempio alle altre grandi città italiane, con la sostituzione dei tradizionali “nasoni” con punti di erogazione pubblica gestiti da ACEA.
L’impatto sul consumo della plastica è considerevole: se si calcola un prelievo annuo di 300.000 litri da ogni chiosco si evita il consumo di plastica corrispondente a 200.000 bottiglie da 1,5 litri, vale a dire 60.000 kg di PET in meno stabilendo come peso medio 30 grammi a bottiglia. A ciò si aggiunge l’impatto sull’atmosfera: 1.380 kg di CO2 risparmiati per la produzione di PET; 7.800 kg di CO2 in meno per il trasporto (stimando una media di 350 km tra distributore e punto vendita).
Le cosiddette Casette del Sindaco piacciono di più a Nord – Lombardia in primo piano – e meno a Sud – Sicilia, Calabria e Basilicata fanalino di coda.