Col progetto Workplace of the Future, Mondelez inaugura in Italia il lavoro flessibile

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Col progetto Workplace of the Future, Mondelez inaugura in Italia il lavoro flessibile

Il gruppo Mondelez International ha inaugurato negli uffici della sede di Milano il progetto pilota Workplace of the Future, un approccio flessibile al lavoro, inteso sia come luogo che come orari in cui svolgerlo, che prevede anche l’introduzione della settimana lavorativa corta di 4,5 giorni.

A partire da marzo, i 250 dipendenti dei settori marketing, trade marketing, risorse umane, finance, information technology, procurement, comunicazione, ufficio legale, amministrazione potranno scegliere se lavorare regolarmente dagli uffici di Milano o se fruire di due giorni di smartworking alla settimana e di 2 giorni aggiuntivi al mese e infine la possibilità di pianificare individualmente le ferie annuali, senza chiusure imposte dall’azienda.

Il modello, concordato con le Rsu di Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil, è stato elaborato grazie a un sondaggio e al continuo dialogo con i dipendenti che hanno condiviso l’esperienza e l’impatto che il lavoro da remoto e la pandemia in generale hanno avuto sulle loro vite.
Il 94% di essi apprezza il lavoro in smart-working ma, allo stesso tempo, vive con disagio la percezione di essere sempre connessi, la perdita dei rapporti sociali e della netta divisione tra vita lavorativa e privata. Alla luce di questi risultati, la flessibilità è apparsa come necessaria per ristabilire un equilibrio che andava compromettendosi.

Silvia Bagliani, presidente e ad di Mondelez in Italia ha spiegato: “Già prima della pandemia noi potevamo lavorare da remoto un giorno la settimana. Con il lockdown siamo passati allo smart working al 100% nella sede amministrativa di Milano, mentre nei due stabilimenti che abbiamo in Italia, a Caramagna Piemonte (CN) e Capriata d’Orba (AL), si è cercato di mantenere l’operatività seguendo i protocolli di sicurezza. Quello che è emerso dai focus group è che il modo di lavorare era cambiato. Tutti avevano dimostrato un grande senso di responsabilità, ma avevano anche avvertito che il confine tra la vita lavorativa e quella personale si erano sovrapposti. C’era quindi una importante esigenza di recuperare momenti di riposo, valorizzando la flessibilità e la possibilità di una gestione più autonoma dell’orario durante la settimana”.

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