Cannabis light: il governo prima apre, poi richiude tra maxi-tasse e dietrofront

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Cannabis light: il governo prima apre, poi richiude tra maxi-tasse e dietrofront

Nelle ultime ore il settore italiano della cannabis light ha vissuto uno dei passaggi più confusi degli ultimi anni, tra annunci, emendamenti, aperture improvvise e altrettanto rapidi ripensamenti.
Dopo un lungo periodo dominato da un clima teso a causa del recente decreto che vieta produzione e vendita delle infiorescenze a basso contenuto di THC, un emendamento di Fratelli d’Italia sembrava segnare una svolta: la possibilità di tornare a commercializzare cannabis light entro il limite dello 0,5% di THC, ma con un’imposta di consumo del 40% e un regime di autorizzazioni affidato all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Una scelta che avrebbe trasformato la cannabis light in un prodotto fortemente regolamentato, quasi assimilato ai tabacchi, garantendo allo Stato un significativo gettito fiscale e riportando la filiera in un contesto ufficiale e controllato.

L’annuncio ha però avuto vita brevissima: nel giro di poche ore, lo stesso emendamento è stato ritirato, generando un evidente cortocircuito politico.
Il governo ha preso le distanze dalla proposta, lasciando operatori, negozianti e produttori nuovamente nell’incertezza. Questo tira e molla arriva in un momento in cui la questione è già sotto la lente dei giudici amministrativi: il Consiglio di Stato ha infatti sollevato dubbi sulla compatibilità del divieto italiano con le norme europee, rimettendo parte della valutazione alla Corte di Giustizia dell’UE.
Nel frattempo, chi opera nel settore si trova in uno scenario sospeso, in cui la normativa cambia rapidamente e le prospettive future restano poco chiare.
La proposta di tassare pesantemente la cannabis light e renderla un prodotto a monopolio controllato, pur ritirata, potrebbe tornare in una forma diversa nelle prossime settimane, soprattutto se il governo decidesse di coniugare stretta politica con un approccio fiscale più pragmatico. Resta però evidente quanto la linea esecutiva sia tutt’altro che definita.

L’episodio degli ultimi giorni conferma l’instabilità del quadro normativo e la distanza tra le diverse anime della maggioranza, tra chi punta a un divieto totale e chi, invece, vede nella regolamentazione stringente una via economicamente più sostenibile.
Intanto, la filiera aspetta risposte certe, mentre il settore del vending e dei piccoli retailer osserva con attenzione gli sviluppi di un mercato che, ancora una volta, sembra riaprirsi per richiudersi pochi istanti dopo.

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