
Un richiamo che sa di paradosso quello arrivato dal direttore generale del Comune di Piacenza, Luca Canessa, ai circa 600 dipendenti di Palazzo Mercanti. La questione? Le pause caffè troppo lunghe che si trasformano in prolungate sessioni di socializzazione davanti ai distributori automatici.
“Continuo a vedere nostri dipendenti girottolare nella sala caffè non per bere il caffè, ma per chiacchierare a lungo“, ha scritto Luca Canessa in un messaggio circolato via WhatsApp tra i dirigenti e poi inoltrato a tutto il personale. Il tono è decisamente diverso dalla solita cordialità istituzionale: “Oppure farlo alle 9 del mattino. Credo che almeno la colazione si faccia fuori dal Comune“.
Il richiamo si conclude con una minaccia formale: “Se potete farglielo sapere, perché la prossima volta faccio segnalazione all’Upd“, l’Ufficio per i procedimenti disciplinari.
Secondo quanto riportato da “Libertà”, alcuni dirigenti hanno già trasmesso le nuove regole di comportamento: massimo una pausa caffè al mattino, un’altra nel pomeriggio per chi è in turno, ma stop alle chiacchiere prolungate o ai passaggi multipli.
Il quotidiano locale aggiunge dettagli curiosi: il direttore generale, “infastidito dal continuo vociare proveniente dalla saletta e dalla balconata”, avrebbe prima tentato approcci più diplomatici, “passando facendosi vedere”, prima di decidere per il richiamo formale.
L’ironia della situazione non è sfuggita agli osservatori: mentre all’interno di Palazzo Mercanti il caffè diventa questione disciplinare, la sindaca Katia Tarasconi ha fatto del caffè uno strumento di comunicazione pubblica con l’iniziativa “Un caffè con Katia“, incontri mattutini nei bar dei quartieri per ascoltare i cittadini.
Il messaggio ha suscitato “un mix di stupore e preoccupazione” tra il personale, in un clima solitamente disteso dove l’amministrazione accompagna spesso i provvedimenti con pubblici ringraziamenti per il lavoro degli uffici.
La vicenda evidenzia le sfide della gestione del personale nella pubblica amministrazione, dove anche le pause caffè possono diventare terreno di confronto tra efficienza e benessere lavorativo.