Kimbo crea una piantagione di caffè nel carcere di Secondigliano

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Kimbo crea una piantagione di caffè nel carcere di Secondigliano

È nato a settembre 2024, un progetto che sta trasformando il carcere “P. Mandato” di Secondigliano in un centro di eccellenza per la formazione caffettiera e il reinserimento sociale. “Un chicco di speranza”, questo il nome dell’iniziativa promossa da Kimbo in collaborazione con la Diocesi di Napoli, l’Amministrazione Penitenziaria e l’Università Federico II. Un modello innovativo di collaborazione pubblico-privato. Al centro del progetto c’è la formazione di 10 detenuti selezionati, che diventeranno baristi professionisti e tecnici manutentori di macchine per caffè.

A novembre 2024, il progetto ha già ottenuto i primi risultati concreti. Dieci detenuti – Enzo, Davide, Raffaele, Roberto, Giuseppe, Antonio, Ciro, Francesco, Felice e Salvatore – hanno conseguito il diploma di barista professionista di I livello presso il Kimbo Training Center di Scampia, dopo un corso di quattro giornate di teoria e pratica.
L’aspetto più innovativo del progetto è la realizzazione di una vera piantagione di caffè su 10.000 metri quadrati all’interno del carcere. Con il supporto tecnico-scientifico del Dipartimento di Agraria dell’Università Federico II, saranno individuate le varietà più idonee al terreno campano. Il caffè prodotto si chiamerà “Caffè di Secondigliano” e rappresenterà un simbolo tangibile di rinascita e speranza per i detenuti coinvolti.

Dal febbraio 2025, il progetto è entrato nella seconda fase con l’allestimento di un laboratorio interno per la riparazione e rigenerazione delle macchine da caffè Kimbo. I detenuti in regime di semi-libertà si occupano del ritiro e della riconsegna delle macchine presso i bar partner dell’azienda.
Giovanni Russo, Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, ha definito l’iniziativa “un esempio virtuoso” che dimostra come “la rieducazione passa attraverso la ricostruzione di un rapporto sociale“. Anche monsignor Domenico Battaglia ha sottolineato che “questo progetto non è un atto di pietismo, ma un senso di giustizia“.
Abbiamo ricevuto tanto da Napoli in oltre 60 anni di attività“, ha dichiarato Mario Rubino, presidente di Kimbo. “Se oggi siamo il caffè di Napoli distribuito in 100 Paesi del mondo lo dobbiamo alle nostre radici. Sentiamo il dovere di restituire qualcosa al territorio“.

L’iniziativa gode del pieno supporto del Tribunale di Sorveglianza di Napoli, che supervisiona le attività garantendo il rispetto delle norme penitenziarie.

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