Uso di plastica riciclata al 100% nell’industria del packaging. È una sperimentazione

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Uso di plastica riciclata al 100% nell’industria del packaging. È una sperimentazione

Come noto, dal 19 maggio 2020 era all’esame della Commissione Ambiente del Senato il disegno di legge che mirava ad estendere senza limiti di impiego l’uso di rPet – polietilene tereftalato riciclato – in campo alimentare, fino ad arrivare al 100% ed eliminando in tal modo la percentuale di materia vergine.
Nel nostro Paese era finora imposto il limite del 50% di plastica riciclata nella produzione di contenitori per alimenti, un limite inesistente negli altri Stati Membri dell’Unione europea.
Inserito nel Decreto Legge di agosto sotto forma di emendamento, il disegno di legge è stato approvato dal Parlamento in via definitiva il 3 ottobre scorso. Accolto come una vittoria e nella prospettiva che, utilizzando il 100% di rPet si potesse bypassare la plastics tax, nella realtà si tratta di un’approvazione in via sperimentale che ha validità per un anno, fino al 31 dicembre 2021.
Secondo quanto indicato nel  testo del DDL “In via sperimentale, per il periodo dal 1° gennaio 2021 al 31 dicembre 2021, per le bottiglie in polietilentereftalato di cui all’articolo 13-ter, comma 1, del decreto del Ministro per la sanità 21 marzo 1973, pubblicato nel supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 104 del 20 aprile 1973, non trova applicazione la percentuale minima di polietilentereftalato vergine prevista dal comma 2 del medesimo articolo 13-ter. Restano ferme, per le predette bottiglie, le altre condizioni e prescrizioni previste dal citato articolo 13-ter.

Un’ulteriore prova della lentezza della nostra burocrazia che, ci auguriamo, non comporterà rettifiche o dietro front, anche alla luce dell’avanzata tecnologia che l’Italia ha sviluppato nella lavorazione della plastica “usata”. Ne è prova la SIPA (gruppo Zoppas Industries) che ha messo a punto la tecnologia Xtreme Renew grazie alla quale è possibile riutilizzare la plastica al 100% e in totale sicurezza, con grandi vantaggi per quanto riguarda l’impatto ambientale: meno 30% di energia e una riduzione delle emissioni di CO2 del 79% rispetto alla produzione di contenitori ottenuti utilizzando materiale vergine.

Una innovazione che esportiamo, ma che non possiamo utilizzare in Italia. Almeno fino ad ora.

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