Aree ristoro degli ospedali milanesi nella bufera

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Aree ristoro degli ospedali milanesi nella bufera

24-07-2017 – Continuano i problemi per le aree ristoro automatiche di alcuni ospedali italiani. Dopo la Puglia e la Liguria, questa volta tocca a due importanti presidi ospedalieri lombardi: l’ospedale San Paolo e l’ospedale San Carlo Borromeo di Milano.
Entrambi fanno parte della Azienda Socio Sanitaria Territoriale (ASST) Santi Paolo e Carlo, costituita il 1° gennaio 2016 per una gestione congiunta delle due strutture. A distanza di oltre un anno e mezzo si è evidenziata un’anomalia che riguarda proprio l’affidamento della gestione del servizio di ristoro a mezzo distributori automatici e, di conseguenza, dell’occupazione delle aree ad esso adibite.
Mentre nel caso dell’ospedale San Paolo il servizio è stato regolarmente assegnato attraverso gara pubblica, all’ospedale San Carlo Borromeo l’affidamento è stato gestito dal CRAL aziendale che beneficia anche degli introiti che derivano dai canoni pagati dal gestore: fra i 40 e i 50.000 euro all’anno. Il CRAL specifica, però, che di tale somma, regolarmente a bilancio, trae vantaggio l’ospedale stesso che riceve un compenso di 12.000 euro l’anno per l’affitto dei locali occupati dal Dopolavoro, e i dipendenti attraverso le attività culturali, ricreative, turistiche che lo stesso CRAL organizza per loro.
Per omologare le procedure utilizzate dalle due strutture ospedaliere, l’ASST ha comunicato al CRAL che il servizio di gestione attualmente in essere va revocato alla ditta che ne ha l’appalto entro il 31 luglio pv, sebbene scada nel 2020, alla quale subentrerà il gestore dell’ospedale San Paolo, vincitore di regolare bando, che viene semplicemente esteso anche al San Carlo.
Di fronte a tale comunicazione, il CRAL ha reagito appellandosi, tra l’altro, a quanto accade in altre strutture pubbliche come la Regione Lombardia dove, una delibera approvata il 23 dicembre 2015 ha stabilito che il CRAL beneficia di un contributo annuale di 120.000 euro (nel 2016) proveniente dalla gestione degli spazi destinati alla somministrazione di alimenti e bevande, anche mediante l’affidamento a terzi delle dotazioni, purché questi siano stati assegnati con gara pubblica.
I responsabili del CRAL hanno, quindi, proposto all’ASST di attendere la regolare scadenza del contratto in essere con la società di gestione attualmente responsabile del servizio (che, ripetiamo, scadrà nel 2020), dopo di che si potrà procedere a nuova gara a evidenza pubblica, purché si stabilisca che una parte dei proventi dei canoni corrisposti dal gestore vadano al CRAL.

Per le società di gestione diventa sempre più complesso il rapporto con la Pubblica Amministrazione.

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