Mineracqua. Il fatturato dell’industria dell’acqua in bottiglia cala del 6,9% nel 2020

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Mineracqua. Il fatturato dell’industria dell’acqua in bottiglia cala del 6,9% nel 2020

Mineracqua, Federazione italiana delle industrie delle acque minerali, delle acque di sorgente e delle bevande analcoliche, ha riferito ad Adnkronos/Labitalia gli ultimi dati 2020 sul mercato delle acque confezionate.

I dati rilevano che nel 2020 è stato registrato un giro d’affari dei produttori di acque confezionate pari a 2.700 milioni (-6.9%).
Grazie alla ripresa dei consumi fuori casa, si registra una certa ripartenza nel settore Horeca, che segna +27/28%, bilanciando il dato negativo (-40%) del 2020. Ne è prova il fatto che è soprattutto la bottiglia da mezzo litro (+7%) a riscuotere successo.  Meno evidente, invece, la ripresa nella GDO che a fine luglio registra +2,6%.
consumi interni, che nel 2019 erano pari a 13.500 litri, nel 2020 scendono a 12.800 con un consumo pro capite annuo di 211 litri  contro i 222 del 2019. Il cosiddetto mix per consumi per tipo di acqua vede una sostanziale stabilità tra il 2019 e il 2020: acque lisce e naturali 69% (2019 e 2020), acque gassate 17% e 16%, acque effervescenti naturali 14% e 15%.
Per quanto riguarda la produzione totale nel 2019 era pari a 15.130 milioni di litri, calati  a 14.500 nel 2020. Va meglio il commercio estero, che nel 2019 era pari a 1.630 milioni di litri ed è salito a 1.700 nel 2020. In termini economici le esportazioni equivalgono a 620 milioni di euro nel 2020 rispetto ai 595 del 2019.
Rispetto al 2019 è invariato nel 2020 il numero dei marchi presenti sul mercato italiano, che sono 255, così come il 70% del mercato resta rappresentato da 8 gruppi principali: Sanpellegrino, San Benedetto, Sant’Anna, Gruppo Norda, Ferrarelle, Lete, Cogedi/Uliveto/Rocchetta, Spumador.

Il vicepresidente di Mineracqua, Ettore Fortuna, commenta così i dati del settore all’Adnkronos/Labitalia:
Il 2020 è stato un anno straordinario per tutti i settori e il comparto delle acque minerali non è stato da meno: le restrizioni necessarie al contenimento della pandemia hanno messo in ginocchio il consumo fuori casa penalizzando il canale horeca e vending, su cui si registrano le marginalità maggiori, con un calo dei volumi intorno al -40%. Basti pensare che a maggio 2020 il settore ripartiva dal -90%. D’altro canto, è cresciuto il segmento della grande distribuzione organizzata, ed in particolare quello dei discount (+6 /7%), indice della ridotta capacità di spesa del consumatore”.

“Nei mesi difficili della pandemia, tuttavia, gli italiani – osserva – hanno continuato a dimostrare la propria affezione per l’acqua minerale, il cui consumo è stato associato dal Censis all’italian way of life. Con ben 700 fonti presenti sul territorio italiano, l’acqua può essere considerata a tutti gli effetti una risorsa distintiva del made in Italy le cui qualità benefiche differiscono da tipologia a tipologia, fornendo al consumatore una vasta scelta per assecondare le esigenze relative a età, stile di vita e patologie specifiche”.
“Gli italiani – prosegue Ettore Fortuna – continuano a premiare l’acqua minerale non solo per le sue caratteristiche di salute e sicurezza, ma anche per la connotazione sempre più sostenibile del ciclo produttivo e degli imballaggi. I circa 15 miliardi di litri di acqua, venduti ogni anno in Italia sono confezionati per la grande maggioranza in bottiglie realizzate in pet, un polimero inerte, riciclabile al 100%.
Il consumatore ha così la certezza di acquistare un prodotto che a pieno titolo si inserisce nel circuito virtuoso dell’economia circolare per le sue caratteristiche di assoluta riutilizzabilità (bottle to bottle).
Una caratteristica, quest’ultima, riconosciuta dalla stessa Unione europea, che ha escluso il pet dalla lista delle plastiche monouso messe al bando nella direttiva Single use plastics, e che testimonia ancora una volta l’impegno dell’intera filiera nella sostenibilità”.

 

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