Senza olio di palma non vuol dire necessariamente più sano

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Senza olio di palma non vuol dire necessariamente più sano

[df-subtitle]I risultati di un’analisi promossa da Campagne Liberali (2017), Senza olio di palma, ma più saturi. Un’analisi comparativa dei valori nutrizionali espressi sulle confezioni di 25 prodotti.[/df-subtitle]
30-05-2017 – Da quando è scoppiato il caso che lo ha visto sul banco degli accusati, l’olio di palma continua ad essere al centro dei dibattiti sulla sana alimentazione, conteso tra chi continua a demonizzarlo e quanti invece vorrebbero riabilitarlo, provando a dimostrare che i suoi effetti sulla salute non sono sempre nefasti come si afferma.
In questo dibattito, si inserisce un’analisi comparata su 25 prodotti di primaria marca promossa da Campagne Liberali, una piattaforma il cui obiettivo è di sostenere l’informazione scientifica e la diffusione del metodo scientifico nel dibattito pubblico, difendendo allo stesso tempo il diritto dei cittadini alla libera scelta, minacciata da continue campagne di disinformazione e demonizzazione.
L’analisi è partita dall’assunto che, in seguito alle campagne di demonizzazione dell’olio di palma, molte aziende alimentari hanno scelto di eliminarlo dagli ingredienti, sostituendolo con altri tipi di grassi. L’analisi si è posta l’obiettivo di verificare se i grassi “sostituti” dell’olio di palma avessero un minore impatto sulla componente lipidica e un effetto positivo sui valori nutrizionali dei prodotti analizzati.
Senza prendere in considerazione le tecnologie utilizzate per la lavorazione dei prodotti e la qualità delle materie prime, entrambi comunque molto rilevanti e influenti, l’analisi confermerebbe che l’olio di palma non è determinante, rispetto ai suoi surrogati, per quanto concerne la quantità di grassi totali e saturi presenti in un prodotto industriale. Al contrario, diversi prodotti che usano oli e grassi alternativi non presentano necessariamente un profilo nutrizionale migliore da un punto di vista dei lipidi.
L’analisi si conclude con l’affermazione che il cittadino non dovrebbe essere influenzato da campagne mediatiche denigratorie – e questo concetto non vale esclusivamente per il prodotto oggetto dell’analisi – quanto piuttosto da studi scientifici in grado di evidenziare valori positivi e valori negativi di ogni prodotto. Al cittadino la libertà di scegliere.

 

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