La risposta globale di Coca-Cola: non rinunciamo al PET

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La risposta globale di Coca-Cola: non rinunciamo al PET

Nel corso del World Economic Forum di Davos, Barbara Perez, responsabile dei progetti per la sostenibilità ambientale, ha dichiarato che Coca-Cola non rinuncerà ai contenitori in PET e non intende sostituirli con vetro o alluminio.
Il motivo che sta alla base di questa decisione è il risultato di un’indagine condotta dalla multinazionale, secondo la quale sono gli stessi consumatori a preferire la bottiglia in plastica piuttosto che quella in vetro o la cannuccia e questo per motivi di praticità, soprattutto quando si tratta dell’uso on-the-go. Rinunciare alla plastica significherebbe per Coca-Cola perdere clienti, allontanandoli dal brand, cosa che naturalmente l’azienda non vuole.
Quel che Barbara Perez ha confermato è l’impegno della multinazionale americana ad utilizzare quantitativi sempre più alti di plastica riciclata per le bottiglie, per arrivare all’obbiettivo fissato per il 2030: realizzarne il 50% in RPet.
Come noto Coca-Cola produce 200.000 bottiglie di plastica al minuto che, secondo i dati presentati dall’associazione internazionale Break Free From Plastic, sono il maggior inquinante rilevato nell’ambiente. Un problema a cui Coca-Cola non è insensibile.
A questo proposito l’azienda ha risposto affermando:
Ogni volta che il nostro imballaggio finisce nei nostri oceani – o ovunque non appartenga – è inaccettabile per noi. In collaborazione con altri, stiamo lavorando per affrontare questo importante problema globale… Stiamo investendo localmente in ogni mercato per aumentare il recupero delle nostre bottiglie e lattine e abbiamo lanciato in Vietnam un’organizzazione di recupero dell’imballaggio, sostenuta dall’industria, nonché investito nelle Filippine in un nuovo impianto di riciclaggio per uso alimentare. Stiamo inoltre investendo per accelerare le innovazioni chiave che aiuteranno a ridurre gli sprechi, comprese le nuove tecnologie di riciclaggio avanzate che ci consentono di riciclare la plastica PET di scarsa qualità, spesso destinata all’inceneritore o alla discarica“.

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